Partendo dall'unione avvenuta con Ponto, che, ricordiamo, rappresenta i fondali oceanici, Gea portò nel proprio grembo ben cinque figli. Essi portano il nome di Forco, con il quale la stessa Gea generò il mostro Cariddi, Ceto, Proteo, Nereo, padre delle ninfe Nereidi, e Taumane, dal cui sangue nacque Iris, l'arcobaleno, e le temibili Arpie, esseri con volto di donna, ma dotati di un corpo d'avvoltoio.
Successivamente vennero le Graie, personificazione della vecchiaia, tre sorelle dotate di un unico occhio e di un unico dente che si passavano a vicenda nel momento del bisogno, le quali avevano il compito di sorvegliare il luogo dove vivevano le loro altre sorelle, ovvero le decisamente più famose Gorgoni.
Steno, Euriale e Medusa, così si chiamavano le tre sorelle Gorgoni, erano le rappresentanti della perversione, rispettivamente quella morale, quella sessuale e quella intellettuale. Erano immortali per diritto di nascita, tranne per il fatto di Medusa, di fatto mortale, eletta guardiana degli inferi da Persefone.
Le Gorgoni erano degli esseri terribili, dotate di ali d'oro, artigli di bronzo, zanne di cinghiale ed i famosissimo capelli di serpente, nonché la capacità di petrificare chiunque le avesse guardate dritte negli occhi.
La più famosa tra loro fu ovviamente Medusa, la quale fu uccisa e decapitata da Perseo il quale donò ad Atena la sua testa, la quale fu messa da quest'ultima sul proprio scudo per terrorizzare i nemici.
Ceto e Proteo generarono poi un'ultima figlia: Echidna, donna dal corpo di serpente, la quale fu uccisa da Argo dai cento occhi per fermare il suo costante genocidio di passanti, i quali al suo cospetto finivano divorati.
Echidna fu sposa mitica di Tifone che, come abbiamo visto, fu generato da Gea e Tartaro, e col quale diede vita ad una lunga stirpe di mostri famosi, tra i quali: l'Idra di Lerna, il Leone di Nemea, Ortro, Ladone, la Chimera con testa di leone, corpo di capra e coda di serpente, l'enigmatica Sfinge ed, infine, il cane a tre teste Cerbero, il quale fu preso da Ade come suo mastino a guardia che nessun defunto lasciasse più il suo regno.
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