sabato 2 agosto 2014

La stirpe del traditore - Cosmogonia Parte V

Divenuto il Re del Creato di fianco alla Madre Terra, Urano comandava ed educava i suoi figli con severità e superbia, credendo di essere incontrastabile. Innamorato solo di sé stesso, oltre agli Ecantochiri egli spedì tutti i suoi figli nelle profondità del Tartaro. In realtà, la versione più rinomata della comsogonia greca, vede come Urano tentò persino di impedirne la nascita a causa della lor mostruosità. Ciò portò la sua sposa e madra a dubitare di lui ed a nutrire vendetta.

Gea, infatti, costruì una falce dentata e chiese ai suoi figli di ribellarsi al padre. L'unico che ebbe il coraggio necessario a farlo fu però il solo Crono, il quale, durante la notte, attese che Urano si posasse ancora una volta su sua madre, per poi uscire dalle tenebre ed evirarlo.
In una società come quella micenea, di stampo indoeuropea, il simbolo del fallo era ovviamente collegato alla virilità e quindi al comando. Il fatto che Urano venisse evirato nei loro miti denota dunque una vera e propria detronizzazione. Termini come "scettro del potere" nascono proprio da questa connotazione fallica, vedendo nel membro maschile lo strumento simbolico del potere degli antichi popoli post minoici.


I genitali di Urano, strappati con la forza da Crono, furono gettati sulla superficie del mondo, dove, ancora sprizzanti del loro seme, diedero vita a diverse creature. Tra di esse ritroviamo i Giganti, Alcione, Porfirio ed Encelado, guerrieri provetti dotati di corazze di bronzo e lance lunghissime; le Erinni, i cui nomi erano Tisifone, Aletto e Megera, note anche come Furie e personificazioni del rimorso, guardiane dei legami e dei patti, in particolare quelli famigliari, punitrici dei traditori.
Ben più gaia è invece la terza creatura del seme perso da Urano, ovvero la stupenda Afrodite, nata dalla spuma di mare generata dallo sperma del signore del cielo.


Dall'evirazione del padre avvenuta per sua stessa mano, Crono divenne così il nuovo signore dei Titani, prendendo poi in sposa la sorella Rea. Quando il suo regno iniziò, la madre Gea ed il padre Urano, anche se alcuni dicono furono le Moire, lo avvertirono che il medesimo destino al quale aveva condannato il suo stesso padre, sarebbe ricaduto su lui stesso, ovvero l'essere detronizzato da uno dei suoi figli. Quando Crono fu messo al corrente di ciò, Rea era già incinta, ma quando il suo primo figlio nacque, spaventato dall'avvertimento dei genitori, Crono decise di ingurgitarlo, al fine che la profezia non potesse avverarsi. Medesima fine fecero poi tutti gli altri figli geniti dal ventre di Rea, cosicché Hestia signora del focolare, Ades, re dell'oltretomba, Demetra patrona dell'agricoltura, Poseidone imperatore dei mari ed Hera protettrice del matrimonio giacquero già in tenera età nel ventre del proprio padre.

Visti i suoi figli sopperire alla paura del loro stesso padre, Rea disgraziatamente rimase ancora una volta incinta, ma troppo sofferente per vedere l'enneimo frutto del suo ventre divorato dallo sposo, ella corsa alla corte di Gea, sua madre, chiedendole aiuto. Allora, su consiglio della Madre Terra, Rea, partorì il suo ultimo figlio, Zeus, sull'isola di Creta, dove Gea lo sotrasse immediatamente alle sue mani per nasconderlo in una caverna dove lo avrebbe educato personalmente (anche se molte fonti citano ninfe o capre come precettrici del padre degli dei).
A Crono, invece dell'infante furono date da divorare delle pietre ricoperte da un fascio, al fine che egli non ntasse alcuna differenza.

Rinchiuso in quella caverna angusta, Zeus fu cresciuta dalla Madre di sua Madre, educato al fine che un giorno si sarebbe vendicato del padre ed avrebbe dato seguito alla profezia.

Nessun commento:

Posta un commento