Questo blog, nato meno di 24 ore fa, è stato creato per uno scopo ben preciso: far risorgere l'amore per il mito in epoca odierna.
Sebbene per molti la cosa possa non avere nemmeno un briciolo d'importanza, per l'autore, ovvero il sottoscritto, non è così anzi, è mio personale parere credere come gli antichi racconti appartenuti e generati dai nostri progenitori contengano una ricchezza fondamentale, in quanto suppuri di insegnamenti.
Che si tratti dell'epica ellenica o delle egsta narrate nell'Edda o, ancora, dei fatti avvenuti nell'Enuma Elish babilonese, la quale, ricordiamo, fu la fonte principale dalla quale i primi ebrei attinsero per creare la Bibbia, il più diffuso best seller della storia, non ha importanza. Da qualsiasi popolo siano stati perpetrati, i miti sono ricchezze in comune di tutta l'umanità che, se riportati alla luce nel quotidiano, potrebbero illuminare, sebbene anche con una singola scintilla, le vite di tutti noi.
Il mito infatti non è solo portatore di un messaggio, ma può essere anche una fonte storica, sebbene non concreta. Per quanto i fatti che vi sono narrati possono essere scambiati come mera fantasia, al loro interno vi sono allegorie e metafore in grado di spiegarci fatti reali, accaduti migliaia di anni fa.
Ricordiamoci infatti come Schliemann, scopritore della città di Troia, creduta semplicemente mitica per molto tempo, fu deriso quando annunciò di poter riportare alla luce il luogo dove Achille, Agamennone, Ettore ed Enea coesistettero. Medesimo destino toccò a Cnosso ed al tempio di Minosse.
Questo spazio è dunque un sentiero, una via attraverso la quale è possibile giungere in antichi luoghi, dove la sapienza fu nascosta. Lasciamoci dunque guidare dalla voce di Prometeo che, incatenato alla sua roccia, ha deciso di tornare ai suoi vecchi vizi, permettendo all'uomo di conquistare un'illuminazione vicina a quella divina.
Perdonatemi se in questo viaggio non solo narrerò ciò che fu già raccontato per secoli, ma vi aggiungerò anche fatti mai uditi e generati dalla mia stessa mano. Chissà che forse questi miti moderni un giorno non saranno anch'essi ricordati come fu per quelli di Omero.
giovedì 31 luglio 2014
mercoledì 30 luglio 2014
Alla ricerca del Giardino
Vi era un luogo nell'estremo occidente, una terra dove l'uomo non aveva il permesso di mettere piede e nemmeno le Divinità vi si addentravano a cuor leggero. Al di là del mondo conosciuto, questo luogo d'infinita bellezza divenne il mausoleo di un Albero antico, in grado di donare come suoi frutti degli stupendi Pomi d'Oro, il quale fu donato a Zeus dalla madre di suo padre, Gea, per l'occasione delle sue nozze con Hera.
Tanto importanti erano considerati quei frutti che la regina dell'Olimpo ordinò alle Esperidi, esseri figlie del primordiale titano Notte il cui numero non fu mai conosciuto, di vegliare su di essi. ma Hera era troppo gelosa di quei magnifici pomi, così, temendo che le stesse Esperidi potessero usufruirne, prese il drago Ladone, un mostro d'immensa forza, e lo attorcigliò con le sue spire attorno al tronco dell'albero.
Si dice che solo pochi riuscirono ad avere i pomi nelle proprie grinfie, tra i quali ricordiamo i cavalli della Biga del titano Elios, portatore del Sole, i quali al tramonto, esausti, si riposavano proprio nel giardino sorvegliato dalle Esperidi. Il più importante però fu il semidio Eracle, ennesimo figlio illegittimo del padre degli Dei, Zeus, i quali riuscì a rubarne alcuni in una delle sue famose fatiche.
Dopo secoli e millenni nei quali il Giardino delle Esperidi finì nelle fauci dello spietato oblio, oggi noi ne abbiamo riscoperto i sentieri, riaperto le porte e gustato la visione dei suoi frutti. Mai nessuna cornucopia ha avuto il privilegio di contenere uno solo di questi pomi fatati, nel cui succo risiedono antiche storie, legate a terre e popoli diversi, il cui ricordo non dovrà mai andare perduto.
Cogliendone uno alla volta, noi pochi fortunati assaporeremo così il coraggio di Prometeo, la saggezza di Odino, l'ingegno di Enki e molto, molto altro ancora, perché questo luogo che le Esperidi hanno conservato e su cui hanno vegliato dall'alba dei tempi è il lascito all'umanità, dove ciò che è accaduto, ciò che è e ciò che succederà mai verrà perduto.
Benvenuti nel Giardino delle Esperidi.
Tanto importanti erano considerati quei frutti che la regina dell'Olimpo ordinò alle Esperidi, esseri figlie del primordiale titano Notte il cui numero non fu mai conosciuto, di vegliare su di essi. ma Hera era troppo gelosa di quei magnifici pomi, così, temendo che le stesse Esperidi potessero usufruirne, prese il drago Ladone, un mostro d'immensa forza, e lo attorcigliò con le sue spire attorno al tronco dell'albero.
Si dice che solo pochi riuscirono ad avere i pomi nelle proprie grinfie, tra i quali ricordiamo i cavalli della Biga del titano Elios, portatore del Sole, i quali al tramonto, esausti, si riposavano proprio nel giardino sorvegliato dalle Esperidi. Il più importante però fu il semidio Eracle, ennesimo figlio illegittimo del padre degli Dei, Zeus, i quali riuscì a rubarne alcuni in una delle sue famose fatiche.
Dopo secoli e millenni nei quali il Giardino delle Esperidi finì nelle fauci dello spietato oblio, oggi noi ne abbiamo riscoperto i sentieri, riaperto le porte e gustato la visione dei suoi frutti. Mai nessuna cornucopia ha avuto il privilegio di contenere uno solo di questi pomi fatati, nel cui succo risiedono antiche storie, legate a terre e popoli diversi, il cui ricordo non dovrà mai andare perduto.
Cogliendone uno alla volta, noi pochi fortunati assaporeremo così il coraggio di Prometeo, la saggezza di Odino, l'ingegno di Enki e molto, molto altro ancora, perché questo luogo che le Esperidi hanno conservato e su cui hanno vegliato dall'alba dei tempi è il lascito all'umanità, dove ciò che è accaduto, ciò che è e ciò che succederà mai verrà perduto.
Benvenuti nel Giardino delle Esperidi.
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